La nostra storia - Il nostro impegno

Quando ero in servizio, nonostante i miei quarant’anni di attività lavorativa e sindacale, anch’io come tanti miei compagni di lavoro sapevo poco dei problemi pensionistici.
Probabilmente perché le normative pensionistiche avevano una loro stabilità ed erano viste come una garanzia, una certezza!
Una volta arrivato alla meritata pensione, ad aprirmi gli occhi su questo mondo in trasformazione ci pensò il Presidente Prodi che emanò una direttiva con la quale, all’art. 8 venivano eliminate le concessioni di viaggio per i pensionati FS.
La questione era sconvolgente, non solo perché conoscevo molto bene la storia di quelle concessioni ed il loro significato di salario differito, come del resto per tutti in Europa, ma perché perché quel provvedimento mi avrebbe impedito di mantenere attive le tante attività sociali (riunioni, assemblee, convegni, contenziosi legali ecc…) che avevo avviato in tutta Italia e all’estero.

Ma la cosa più sconcertante fu quella di constatare che tutti i sindacati confederali, compresi quelli dei pensionati, avevano dato il loro assenso alla Direttiva.
L’unico sindacato dei pensionati, peraltro assai poco conosciuto, che si opponeva duramente a questo provvedimento del Governo, fu l’ANLAFER (Associazione Nazionale Lavoratori Anziani della Ferrovia) al quale diedi subito la mia adesione.
L’ANLAFER era stata fondata da due grandi personaggi (Guglielmo Bianchi, detto Mimmo, e Alberto Spanò), figure mitiche che già negli anni 60 erano stati protagonisti di lotte autorganizzate attraverso il famoso CUB di Roma che, insieme ad altri comitati di base, soprattutto al sud, riuscirono a fermare l’Italia con uno sciopero a tempo indeterminato.

L’ANLAFER si basava su tre pilastri fondamentali:
1) la difesa dei diritti acquisiti
2) la difesa dello stato sociale
3) la trasversalità culturale e politica di tutti i pensionati
Principi che immediatamente condivisi assieme ad altri compagni di lotta che mi avevano già preceduto nella pensione (Puccioni, Gobbato, Borghese, e tanti altri).
Fui eletto fra i dirigenti di quel sindacato, nell’ufficio di presidenza; alla scuola del grande Mimmo feci esperienza e approfondii la conoscenza della storia, delle vicende e dei problemi del sistema pensionistico. Essendo esperto di giornali e comunicazione, fui incaricato di dirigere la rivista mensile del “ferroviere anziano”, portando la redazione da Roma a Firenze.
L’ANLAFER era un grande sindacato con 12000 iscritti che pagavano 100 mila lire all’anno ciascuno ed era dotato di tre uffici legali che svilupparono contenziosi con 36000 cause sulla triennalità contrattuale che doveva essere estesa ai pensionati.
Essendo nel consiglio di presidenza mi resi però conto che quel sindacato aveva il fiato corto.
Il gruppo dirigente era troppo anziano, molte spese di apparato erano inutili e troppo sbilanciate sul contenzioso legale (le cause in quel tempo si vincevano e portavano soldi…), ma il vento stava già cambiando e si cominciò a perdere in Cassazione.
Essendo più giovane e animato da altre aspettative di mobilitazione e di lotta, presi le distanze da questa esperienza iniziale da pensionato e nel 2002 diedi vita ad una nuova rivista “PENSIONATI UNITI”, molto più impegnata nel sociale e soprattutto a costruire l’unità dei pensionati dal basso.
L’unità è indispensabile in quei tempi e ancora di più oggi, senza la quale le buone ragioni e le belle piattaforme sono destinate a rimanere solo chiacchiere.
I pensionati infatti non possiedono l’arma dello sciopero e la loro forza sta nel mantenere alto il rapporto con il mondo del lavoro e nel partecipare attivamente alle grandi mobilitazioni di massa.
I piccoli gruppi, del resto, anche se composti da persone capaci e volonterose hanno scarsa capacità di incidere.Con questa nuova rivista ed il sostegno dell’ANLAFER abbiamo dato vita a molte mobilitazioni e lotte, abbiamo creato il FORUM DEI PENSIONATI, al quale aderirono 17 associazioni con circa 2 milioni di pensionati. Un numero notevole, quindi, anche se purtroppo queste componenti eterogenee erano molto distanti tra loro sul piano ideologico… Al punto da diventare inconcludenti.

Dopo aver constatato il naufragio del FORUM, si tentò di tenere insieme almeno le componenti più combattive, abbiamo tentato di dare vita ad una nuova esperienza con l’ALPI (alleanza pensionati italiani), basata su di un buon programma sottoscritto da tutti i partecipanti; ma anche questa esperienza durò poco a causa della scarsa partecipazione.
In questi tredici anni la rivista ha organizzato lotte, manifestazioni, presidi, convegni, ricorsi legali, prodotto libri e documenti che continuano a destare l’interesse di numerosi abbonati senza distinzione di appartenenza politica e sindacale.

La rivista “Le lotte dei Pensionati” si è rivelato uno strumento utile per tutti coloro che non accettano di restare “nell’angolo”.

Ovviamente non abbiamo abbandonato l’obiettivo strategico dell’unità, concetto indispensabile per i pensionati. Tuttavia, prendendo atto delle precedenti infruttuose esperienze, abbiamo proposto un seminario tenutosi a San Mommè, tra le montagne pistoiesi, con la partecipazione di 42 pensionati molto rappresentativi provenienti da tutta Italia che hanno costituito il CONUP, cioè il Coordinamento Nazionale Unitario dei Pensionati.
Non un nuovo sindacato (ce n’erano già troppi) ma un progetto di coordinamento tra i tanti sindacati di base per un PATTO DI UNITÀ D’AZIONE, per il quel tutti i pensionati sono d’accordo.
Abbiamo quindi condiviso una piattaforma molto ambiziosa con alcuni capisaldi (sul calcolo retributivo e sulla perequazione) con lo scopo di riportare la pensione nella forma definita dalla nostra Costituzione e respingere l’idea di una pensione privata come un’assicurazione imposta dal potere finanziario e dalla cultura neo liberista.

Un coordinamento inclusivo, quindi, rivolto ai sindacati di base ed ai dissidenti dei sindacati confederali, ma anche a tutti quei cittadini che vogliono conoscere, discutere e lottare per la difesa e lo sviluppo dei loro diritti.
Tuttavia, questo CONUP non ha saputo esprimere tutte le potenzialità a causa dell’assurda competizione tra i sindacati di base, ma anche a causa di personalismi che portano spesso ad assumere atteggiamenti dirigisti che nulla hanno a che fare con un organismo orizzontale e di coordinamento, oltre che dalle continue restrizioni alle libertà di manifestazione imposte dai decreti sicurezza (sic!).
Vogliamo ricordare a tutti che il diritto alla pensione costituzionale è un grande valore, così come lo sono la sanità e l’assistenza pubblica che rischiamo di perdere concretamente se ci lasceremo fagocitare dalle paure e dal clima di incertezza spesso alimentato ad arte.
Per la difesa di questi grandi valori ci vogliono grandi mobilitazioni e non basta certo la presunzione di piccoli gruppi.
Allora diamoci fare, diamo vita ad un grande movimento unitario di pensionati che, attraverso la conoscenza delle questioni di fondo ed il dibattito vivace per decidere insieme le iniziative di lotta da intraprendere per la difesa e lo sviluppo dei nostri diritti, sia in grado di rilanciare un nuovo protagonismo dal basso…

La nostra sarà una sfida aperta al sistema di potere che ha messo nell’angolo lavoratrici, lavoratori e pensionate e pensionati; per questo avremo bisogno tutta la vostra energia, la vostra forza e il vostro entusiasmo perché solo uniti possiamo tornare a vincere!

Non casualmente il giornale che abbiamo rivitalizzato si chiama “PENSIONATI UNITI per la pensionale pubblica”, perché contiene in se un messaggio chiaro di unità e un programma politico assolutamente indispensabile: attuare la Costituzione!

 Ezio Gallori